Avv. Giuditta Lamorte
La discriminazione di genere è un fenomeno antico e ben radicato nella nostra società e nonostante gli sforzi volti a ridurla rappresenta ancora un problema attuale.
La discriminazione può essere definita un atteggiamento posto in esserenei confronti di un individuo o un gruppo di individui, consistente in untrattamento particolare, diverso rispetto a quello riservato ad altri ndividui o gruppi di individui, tenuto senza alcuna giustificazione.
Oltre alla discriminazione di genere, che riguarda il diversoatteggiamento nei confronti di terzi in base all'appartenenza al genere maschile o femminile, altri esempi di discriminazione possono essere il razzismo, il sessismo e l'omofobia.
Si ha comportamento discriminatorio non solo quando una persona è trattata meno favorevolmente in base al sesso di quanto sia stata o sarebbe trattata un'altra in una situazione analoga, ma anche quando una disposizione, un criterio o una prassi apparentemente neutri possono mettere in una situazione di particolare svantaggio le persone di un
determinato sesso, rispetto a persone dell'altro sesso.
La Costituzione della Repubblica Italiana dopo aver stabilito che "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali", all'art. 37 espressamente stabilisce che "la donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore" e che "Le condizioni di lavoro devono consentire l'adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione". Il problema della discriminazione di genere si lega inevitabilmente alla questione delle pari opportunità in senso sostanziale.
La parità fra uomini e donne è uno dei principi fondamentali del diritto comunitario. Gli obiettivi dell’Unione europea in materia di parità fra uomini e donne consistono, da un lato, nel garantire la parità di opportunità e di trattamento fra donne uomini e, dall’altro, nella lotta contro qualsiasi forma discriminazione.
Lo sviluppo e l’affermazione delle politiche di genere e conseguentemente di un walfare che parta dalla famiglia e non si basi sulla famiglia rappresenta il riconoscimento effettivo e concreto del dettato costituzionale, la famiglia, nel suo in sé, non è solo società naturale fondata sul matrimonio (art. 29 Cost.), ma è la cellula primaria della società e La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose (art. 31 Cost.). Introdurre, nel nostro sistema sociale, politiche di genere, vuol dire non solo esaltare le differenze per raggiungere l’uguaglianza, ma vuol dire anche offrire alle donne la possibilità di crescere e di diventare volano per l’economia: date alle donne occasioni adeguate – dice Oscar Wilde – ed esse possono fare tutto.