Il culmine della settimana santa si racchiude nella frase: “tutto è compiuto”
Gesù ha portato a termine la volontà del padre. Ha obbedito fino alla fine, nell’amore. Non è un grido di sconfitta ma un sì pieno, totale e definitivo.
“Ho fatto ciò che mi hai chiesto, Padre”. Ho amato, ho perdonato, ho donato tutto. Anche a noi, oggi, è chiesto di vivere un’obbedienza fiduciosa, che dà senso e compimento a tutta la nostra vita. Ecco allora il testamento di Gesù, riassunto in sette parole-chiave: speranza, perdono, risurrezione, carità, fede, obbedienza. Non sono parole rivolte al futuro, ma al nostro presente. Perché il paradiso comincia qui, ogni volta che vogliamo stare con Gesù. La ragione non comprende il sepolcro vuoto, ma l’amore aiuta ad aprirsi e vedere.
Dal vedere occorre passare al sapere, al lasciarsi abitare dalla Verità che ha vinto il mondo: la presenza viva e operante di Cristo Risorto nella storia che ci rende persone nuove capaci di rinnovare i luoghi dove viviamo e operiamo.
il Rettore
don Nicola Modarelli